Mostre

P_Reesistenze - memorie di un borgo

P_Reesistenze racconta la storia di un antico borgo calabrese - Badolato, mia terra natale - collezionando "memorie" e tracce del suo passato.

Badolato - Palazzo Gallelli 11>19 agosto 2018

Napoli - Museo Archeologico Nazionale 05 ottobre 2018>06 gennaio 2019

 

Nell’ottica, sempre più emergente, di promuovere e supportare eventi e iniziative di carattere artistico e culturale con il chiaro obiettivo di valorizzare il prezioso Patrimonio del territorio e la cultura locale, materiale e immateriale, il Comune di Badolato è lieto di presentare il progetto espositivo P_ReESISTENZE e il workshop P_ReESISTENZE/LAB di Pino Codispoti, due iniziative che si articolano cercando di rappresentare l’atmosfera e lo spirito del nostro Borgo attraverso uno sguardo inedito e l’attivazione di solide sinergie, gravide di positivi sviluppi, tra artista e fruitori. Suggestionati dal fotografo Pino Codispoti, i fruitori sono stati attivamente coinvolti nella realizzazione di originali didascalie/racconto concepite in dialetto badolatese. La mostra fotografica di Codispoti è, infatti, il motore di un progetto creativo intergenerazionale in cui la narrazione per immagini ha acceso processi creativi grazie a quali si è generata un’occasione di viva e reale partecipazione della comunità alla realizzazione e al completamento del progetto artistico dedicato al nostro Borgo. La costituzione di reti culturali in grado di consolidare processi di creatività partecipata è al centro delle attuali politiche culturali del Comune di Badolato e il Patrocinio del Comune a sostegno di questo evento immaginato da Pino Codispoti si inscrive in quell’insieme di azioni e di interventi con i quali continua l’impegno delle Istituzioni per garantire continuità e potenziare il ruolo strategico dell’arte e della cultura nello sviluppo e nella crescita del territorio e della sua comunità.

Gerardo Mannello Sindaco di Badolato

 

Quest’opera di Pino Codispoti secondo una chiave di lettura di tipo squisitamente antropologico rappresenta alcuni scorci del percorso che l’uomo, viandante fin dal primo vagito, pervenuto ad età in cui “è più lungo della memoria il corso e della speme più breve”, si gira a guardare indietro per meglio riflettere sul senso della propria esistenza. Ed anche, sempre in chiave antropologica, si può ravvisare nell’opera la naturale esigenza di chi viaggiando sulla pista dell’umano cammino, tracciato da orme talvolta profonde e spesso doloranti, si ferma a raccattare almeno “schegge” di chi l’ha preceduto per coglierne significato e motivazione, al fine di servirsene ove occorra nel proprio futuro, o per rilevarne semplicemente la vacuità, e procedere oltre. E ciò fermando con l’obiettivo alcune concrete espressioni del complesso archivio di chi ci ha preceduto, che fanno comunque parte non marginale del bagaglio che ci trasciniamo sulle spalle.

Non c’è fotografia che non sia documento. Ma quella scattata da un operatore che coniughi capacità tecnico-artistica e fine sensibilità può “parlare” mediante l’immagine ritratta e tutto ciò che la circonda, la corona, la completa. Se poi riesce a emozionare, facendo vibrare le corde migliori degli umani, può ben a ragione dirsi un’opera d’arte, alla pari di una raffinata poesia, di uno splendido quadro, di una parlante scultura, di un melodioso brano musicale.

L’Autore ha poi voluto corredare questo originale percorso di un valore aggiunto stendendo sul tracciato una sottile ma preziosa patina dorata, consistente nel riportare fedelmente particolari “didascalie”, che tali non sono, in verità, ma piuttosto letture di sensazioni ed emozioni provocate in alcuni protagonisti che quanto riprodotto in quelle immagini hanno direttamente conosciuto e spesso vissuto in prima persona. Letture che si caricano, inoltre, della valenza documentale dello strumento linguistico, che è quello della dimensione storica dei “reperti” e dei particolari lettori ricercati sul campo tra gli ormai pochi depositari di quel dialetto ormai in via di estinzione. Ulteriore particolarità, quest’ultima, che fa del “percorso” di Pino Codispoti un’opera da godere  in un silenzio che stimola e aiuta a percepire nobili e sublimanti messaggi: la più importante funzione dell’arte.

Vincenzo Squillacioti Direttore periodico La Radice

 

Osservare le fotografie di Pino Codispoti equivale a fare un viaggio temporale nel passato, una sorta di scavo archeologico tra abitazioni ora dirute, ma che hanno ospitato voci, emozioni, speranze, in ultima analisi vita. 

È questa una sensazione che tutti noi proviamo quando ci accingiamo a ricollegarci con le antiche generazioni. Un contesto di questo tipo poteva essere molto simile a quello che seguì qualche anno dopo la caduta di Roma, la distruzione dei palazzi micenei, più semplicemente la vista dei centri costieri senza più abitanti dell'antica Etruria descritti da Rutilio Namaziano nella tarda età imperiale.

Eppure, anche rispetto all'abbandono, la vita prepotentemente risorge: fili d'erba, radici, alberi si sostituiscono alle persone e di questo nuovo mondo l'arte fotografica ne coglie il segreto diffondersi.

A poco a poco ricominciano a farsi sentire quelle antiche voci e si riannodano, grazie ad uno straordinario progetto, con quelle di nuovi arrivati.

Il miracolo del ritorno dell'uomo si ripete, la vita di nuovo trionfa, la fotografia la documenta, l'archeologia torna nel soffitto.

Con grande piacere il Museo Archeologico Nazionale di Napoli sostiene e ospita la mostra, a partire dal 5 ottobre 2018, dopo la tappa di Badolato, perché negli obiettivi della sua mission ha anche quello di indagare e recuperare il passato, con ogni mezzo, per favorire un futuro più consapevole, che ospiti persone sensibili ed aperte ad ogni forma di cultura.

Paolo Giulierini Direttore Museo Archeologico Nazionale di Napoli

 

P_ReESISTENZE è un progetto fotografico che attraversa  la storia di un antico borgo calabrese – Badolato,  mia terra natale  –  collezionando ‘’memorie’’ e tracce del suo passato che hanno modellato, nel corso del tempo e della mia attività, la poetica e le direttrici della mia pratica.  Mettendo a fuoco particolari e dettagli che connotano l’attuale paesaggio urbano e di quel che resta della città vecchia, dai primi piani dedicati alle abitazioni ormai abbandonate ai ruderi e le rovine sparse, fino ai piccoli elementi di spazi domestici ormai fatiscenti  un tempo vivi e vissuti, ho ripercorso quei sentieri che hanno forgiato il mio carattere, il mio immaginario, il mio modo di relazionarmi al mezzo fotografico; ho costruito un dialogo tra oggetto e contesto, in ogni scatto,  per rievocare l’anima e lo spirito di un luogo.

La presenza umana si colloca, in questo lavoro, nelle sfumature: oggetti e residui di vite, ormai corrosi dal tempo e dall’assenza, sono la testimonianza di esistenze indelebili, di una vicenda che pretende di essere ricostruita attraverso la minuziosa raccolta di ciò che l’azione umana produce ed ha prodotto attraverso il suo svolgersi.

La serie di immagini, di cui ogni elemento rimanda al tema del passaggio umano e della sua essenza, si articola intorno alla urgenza di riannodare i fili della memoria in un avvicendarsi di scene di vita quotidiana che possiamo solo immaginare come incastonate negli scatti fotografici.

Inizialmente concepita come lavoro intimo e privato,  questa narrazione per immagini sembrava adattarsi alla necessità di creare l’occasione di interpretare collettivamente la memoria del Borgo attraverso una fruizione attiva tale da arricchire ciascuno scatto. Ogni immagine costituisce uno spazio aperto, uno squarcio in cui si attiva la sinergia tra chi osserva e chi ha osservato e scattato. Spesso mi sono chiesto come impreziosire certi scorci, intensi e terribili al tempo stesso, e come riportare alla luce quelle esistenze destinate all’oblio. Pavimenti, vecchie mattonelle sbrecciate, mura crollate  e crepe - come ferite profonde e insanabili - portoni e maniglie arrugginite raccontano ciò che è stato nel segno dell’imponente dialettica tra passato e presente, tra ciò che era e ciò che è, tra quello che sentivo di restituire alla comunità per indagare un passato che faccia luce sul presente e indichi un futuro.

Il progetto fotografico P_ReESISTENZE richiedeva, perciò, in ragione di queste riflessioni e intenzioni, un più ampio coinvolgimento di quella comunità mio punto di riferimento ed è cosi che è nato il workshop creativo P_ReESISTENZE/LAB un laboratorio  volto ad ampliare il percorso espositivo per attivare una solida cooperazione tra gli attori della filiera culturale e artistica del territorio. Con il proposito di avviare una serie di reAZIONI a catena per ingenerare una partecipazione attiva del fruitore - e  grazie alla preziosa collaborazione di Vincenzo Squillacioti – gli scatti sono stati affidati ai veri  portatori di quella cultura e delle tradizioni del nostro Borgo che,  ispirati dall’immagine, hanno raccontato la storia e le storie di Badolato per creare delle didascalie dedicate e condividere il processo creativo dell’intero progetto. Il percorso della mostra P_ReESISTENZE è diventato, dunque, un lavoro corale interamente dedicato all’esercizio della memoria, bene collettivo di inestimabile valore.

Pino Codispoti

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