Badolato

Scorci di case sovrapposte e circondate da viuzze in salita e in discesa. Non una semplice armonia architettonica ma colori e suoni che richiamano un vissuto, quello della mia gente, dei miei nonni.

Profughi a Badolato

Era la sera del 24 agosto del 1997, ultimi giorni delle vacanze estive a Badolato. Avevo appena cenato e, come di consueto, stavo con la mia famiglia sul balcone di casa a chiacchierare e a godere della frescura serale.

Il nostro balcone guarda sulla SS 106 con ampia visuale verso il mare che nei giorni limpidi raggiunge Crotone.

A fine agosto la statale ha già perso il traffico estivo lasciando spazio al silenzio assoluto.

Quella sera, l’assenza di movimento viene interrotta all’improvviso. Gruppi di persone, uomini, donne e bambini, a passo svelto, con bagaglio a mano e in numero sempre crescente incominciano ad affollare la statale provenienti da nord. Pochi minuti dopo il paese è avvolto dalle sirene delle ambulanze e delle macchine delle forze dell’ordine. Luci blu e rosse si mescolano al buio della sera mentre i fari di elicotteri e imbarcazioni illuminano a giorno il mare.

480 persone, tra curdi, turchi, iracheni, bengalesi e srilankesi sbarcano sulla costa di Badolato. L’intero paese si mobilita per una prima accoglienza mentre gli organi competenti organizzano gli interventi per questa inusuale emergenza.

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